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MÉZIÈRES

Il metodo Mézières

Ideato dalla fisioterapista francese F. Mézières negli Anni Quaranta, la tecnica ha portato alla diffusione di principi innovativi, superando una visione tradizionale e segmentaria del corpo e introducendo nella medicina riabilitativa una visione globale.
I principi sono stati formulati a seguito di osservazioni ripetute sui comportamenti biomeccanici del corpo e oggi sono alla base di molte tecniche sviluppatesi negli Anni Settanta.
Il metodo Mézières è una tecnica riabilitativa individuale con approccio globale che permette il recupero funzionale dei vari distretti del corpo attraverso il ripristino della morfologia, mediante l’allungamento delle catene muscolari. In tal modo sarà possibile lavorare sulla morfologia alterata per renderla sempre più simile a quella del morfo tipo normale.

Forma perfetta

La fisioterapista francese sosteneva che la forma condiziona la funzione (famosa la sua frase “la ruota se è quadrata non può girare”).
Per correggere la lesione principale, causa del malessere del paziente, il terapista parte dai dismorfismi correggendo i vari compensi messi in atto. Spesso il problema originario si attenua quando scompaiono gli adattamenti che si sono fissati (e hanno creato problemi maggiori di quelli originari).
Il dolore, il disturbo funzionale muscolo-scheletrico, spesso anche neurologico, neurovegetativo o a volte viscerale sono espressioni di una alterazione del funzionamento del corpo e della sua cattiva forma (tranne per patologie traumatiche o congenite).
Nel tempo la forma alterata determina un funzionamento alterato che il corpo cercherà di compensare adattandosi ai dismorfismi. A sua volta questo funzionamento alterato porterà al manifestarsi dei sintomi che condurranno il paziente dal terapista.Il mézièrista per curare ripercorrerà il processo inverso cercando di eliminare i compensi e ricreando un equilibrio delle funzioni.

Il metodo fa riferimento ai canoni di forma dell’età classica greca (le sculture rispettano le proporzioni del numero aureo: il rapporto tra un segmento e quello seguente deve essere sempre uguale 1,618).
Mentre la rieducazione tradizionale per ripristinare una funzione persa o alterata cerca di esercitare la stessa, il metodo Mézières ripristina la morfologia normale e di conseguenza la funzione, la forza, l’elasticità e il dolore migliorano.

Riflesso antalgico a priori

È una difesa contro il dolore prima che esso si manifesti.
Tale compenso – che rimuove il dolore – prima o poi diventerà disfunzionale dando origine al sintomo.






Respirazione

La respirazione si può liberare e non insegnare.
Le catene non si lasciano facilmente allungare poiché la messa in tensione crea stiramenti e dolore, quindi il corpo cercherà inconsciamente di compensare spostando l’accorciamento da un punto all’altro. Allo stesso modo per sfuggire alla messa in tensione, a uno sforzo, a un dolore scatta il blocco in inspirazione per contrattura del diaframma che appartiene alla catena anto-interiore ed è collegato alla catena posteriore. Quando un muscolo si accorcia, tutta la catena si accorcia: per ottenere l’allungamento di tutte le catene bisogna allungare il diaframma cercando un’espirazione a fondo prolungata.

MÉZIÈRES1

Riflesso antalgico a priori

È una difesa contro il dolore prima che esso si manifesti.
Tale compenso – che rimuove il dolore – prima o poi diventerà disfunzionale dando origine al sintomo.






Respirazione

La respirazione si può liberare e non insegnare.
Le catene non si lasciano facilmente allungare poiché la messa in tensione crea stiramenti e dolore, quindi il corpo cercherà inconsciamente di compensare spostando l’accorciamento da un punto all’altro. Allo stesso modo per sfuggire alla messa in tensione, a uno sforzo, a un dolore scatta il blocco in inspirazione per contrattura del diaframma che appartiene alla catena anto-interiore ed è collegato alla catena posteriore. Quando un muscolo si accorcia, tutta la catena si accorcia: per ottenere l’allungamento di tutte le catene bisogna allungare il diaframma cercando un’espirazione a fondo prolungata.

MÉZIÈRES1

Riflesso antalgico a priori

È una difesa contro il dolore prima che esso si manifesti.
Tale compenso – che rimuove il dolore – prima o poi diventerà disfunzionale dando origine al sintomo.

Respirazione

La respirazione si può liberare e non insegnare.
Le catene non si lasciano facilmente allungare poiché la messa in tensione crea stiramenti e dolore, quindi il corpo cercherà inconsciamente di compensare spostando l’accorciamento da un punto all’altro. Allo stesso modo per sfuggire alla messa in tensione, a uno sforzo, a un dolore scatta il blocco in inspirazione per contrattura del diaframma che appartiene alla catena anto-interiore ed è collegato alla catena posteriore. Quando un muscolo si accorcia, tutta la catena si accorcia: per ottenere l’allungamento di tutte le catene bisogna allungare il diaframma cercando un’espirazione a fondo prolungata.

Catene muscolari

Secondo i principi del metodo tutte le patologie osteoarticolari, i dismorfismi, le asimmetrie sono causate da accorciamento della catene muscolari.
Le catene sono l’insieme di muscoli embricati tra loro.
Ogni azione locale – sia di allungamento che di accorciamento – provoca l’accorciamento di tutta la catena. Più vengono usate, più le catene muscolari si potenziano e accorciano determinando squilibri, asimmetrie, deformazioni che a loro volta creano alterazioni del funzionamento, del movimento, blocchi, infiammazioni, dolori e patologie.
Per ridare forma e restituire funzionalità occorre allungare tali catene.
Le catene muscolari sono 4:

  • catena posteriore;
  • catena anteriore del collo;
  • catena anto-interiore;
  • catena anteriore del braccio.

Informazioni

Per maggiori informazioni, contatta lo Studio Pilates 28 a Bologna: 051.512029346.5192489

Indicazioni

L’applicazione del metodo è impegnativa dal punto di vista fisico e psichico sia per il paziente che per il terapista. Occorre infatti un’osservazione rigorosa e minuziosa, collaborazione da parte del paziente e massima precisione da parte del terapista. Il metodo è adatto a tutte le età per:

  • cura dei dolori di origine ortopedica, traumatica, muscolare, nevralgica;
  • prevenzione di patologie della colonna vertebrale (scoliosi, iperlordosi, ipercifosi, discopatie, radicoliti, sciatalgie, cervicobrachialgie, lombalgie, cervicalgie), artrosi, mialgie, dismorfismi, ginocchio varo/valgo, piede piatto/cavo/valgo;
  • miglioramento degli squilibri delle funzioni neurovegetative (disturbi digestivi, cardiaci, ginecologici, circolatori; vertigini, cefalea di origini cervicale).
 

Trattamento

I trattamenti sono individualizzati, durano mediamente 55′ con cadenza settimanale, seguiti da un periodo di mantenimento (sedute più distanziate per consolidare i risultati ottenuti e evitare ricadute). La durata dipende dai singoli casi e dagli obbiettivi preposti: può essere relativamente breve se si vuole agire solo sul dolore o su semplici modifiche morfologiche, più lunga se si vuole andare oltre ai primi risultati per ottenere una trasformazione più radicale. Si pratica su un grande tappeto, l’ambiente è caldo e confortevole.

Il trattamento inizia con una raccolta anamnestica recente e remota; segue l’osservazione morfologica iniziale dei quattro profili del paziente, della posizione flessa anteriore e supina; palpazione delle vertebre cervicali della tensione muscolare, dei comportamenti del corpo e dei dismorfismi (eventuale documentazione fotografica). Da questa prima valutazione il terapista ha già un’idea delle asimmetrie e delle difficoltà che incontrerà.

Il trattamento vero e proprio prevede una successione di posture scelte dal terapista per allungare le catene isometricamente con la respirazione profonda. Il terapista guiderà verbalmente e manualmente il paziente nel mantenere la postura a lungo alla ricerca della forma corretta, aiutandolo a percepire e a impedire il più possibile i compensi che compariranno di volta in volta. Durante o dopo la seduta potranno comparire dolori nuovi o antichi: il terapista rassicurerà il paziente sul fatto che eventuali disagi sono positivi in quanto porteranno all’origine del problema (che spesso è lontano dalla sede del sintomo): il cambiamento è un percorso che passa attraverso periodi di crisi seguiti da nuovi equilibri. A volte, durante la seduta possono comparire reazioni neurovegetative (freddo, sudori, affaticamento, tremori, formicolio alle estremità, fame, sbadigli, riso, pianto, dolenzia) ad esprimere la liberazione dalle tensioni muscolari e psichiche.

Le posture scelte sono costruite sulla forma di quel soggetto e dei suoi compensi ecco perché non esistono protocolli standard ma il trattamento viene creato sul paziente poiché la stessa patologia su persone diverse può determinare compensi al dolore e adattamenti diversi.

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